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Evidenza

Come ottimizzare le prestazioni video in nanoCAD free

13 commenti

ottimizzazione video nanocad

Quando configurare il sottosistema video

A volte mi capita che qualche nuovo utente di nanoCAD free mi scriva segnalandomi problemi di funzionamento del software.
Si può trattare di lentezza, di mouse che procede a scatti o di una cattiva visualizzazione.

Spesso i loro PC hanno caratteristiche hardware più che sufficienti per far girare bene nanoCAD free.
Infatti nanoCAD free richiede risorse che ormai tutti i computer in commercio già hanno.

I requisiti hardware minimi sono un processore Pentium 4, 1Gb di RAM e una scheda video, anche integrata, che supporti OpenGL o DirectX.
Perciò al di sopra di questi requisiti (ormai piuttosto obsoleti), escludendo un problema di microprocessore e di RAM, se ci sono problemi dipende sempre dalla configurazione del sottosistema video.

Ottimizzazione automatica

È un problema che il più delle volte si risolve facilmente, in automatico, migliorando le prestazioni video.
Dal menù principale basta andare su Aiuto e cliccare su Verifica delle prestazioni del sottosistema video (OpenGL).

In pochi secondi il software verifica i driver grafici ed imposta automaticamente la migliore configurazione di essi in rapporto al programma.

Comparirà anche un report di verifica con valutazioni e informazioni a riguardo.

Impostazione manuale

Se l’ottimizzazione automatica non dovesse funzionare c’è sempre la possibilità di agire manualmente, sempre partendo dal menù principale, al seguente percorso:
Strumenti > Opzioni

Impostazioni grafiche nanoCAD free
A questo punto si apre la finestra di dialogo delle Opzioni e tra le Preferenze bisogna cliccare su:
Impostazioni grafiche.

Vengono proposte diverse opzioni di impostazione e se non va bene quella corrente si possono provare le altre, provandole una ad una, uscendo e riavviando il programma.
Non esiste una configurazione valida per tutti, perciò non rimane che provare, anche sulla base del report prodotto dal test, e valutare di volta in volta il risultato.

In ogni caso è impossibile che nanoCAD free sia più lento di AutoCAD, perché è proprio la velocità di esecuzione dei comandi una delle sue migliori caratteristiche. Se avviene è evidente che c’è qualche impostazione della configurazione video da cambiare.

I migliori 3 software gratuiti per computi metrici

32 commenti

software computi gratuiti

Fare computi metrici e contabilizzare le opere nelle varie fasi, dalla progettazione alla fine dei lavori, è una competenza fondamentale, che tu sia geometra, ingegnere, architetto o attività simili.
La scelta di un buon software per computi metrici è perciò importante.
Oggi ce ne sono ottimi, anche gratuiti.
Ti indico quelli che secondo me sono i migliori.

LeenO

leenoLeenO a differenza di altri è un software libero, open source e non proprietario, e per questo merita la precedenza nel mio elenco.
Si appoggia su LibreOffice, uno dei progetti di maggior successo nel panorama free software.

Non lavora su un database ma su fogli di calcolo Calc (l’equivalente del più noto Microsoft Excel) con il vantaggio di avere sempre sott’occhio il risultato finale, anche in termini di layout.

LeenO era prima conosciuto con il nome di Ultimus.
Dopo la morte avvenuta nel 2013 del suo ideatore Bartolomeo Aimar, detto Lino, ha preso il nuovo nome.

Negli ultimi anni il progetto è cresciuto per l’impegno profuso da Giuseppe Vizziello, che ha ereditato questa responsabilità.

Sul sito ufficiale di Leeno, oltre alla possibilità di scaricare il programma, potete trovare un blog con notizie sugli aggiornamenti, prezziari e listini delle Regioni e di altri enti ed un forum per aiutare gli utenti ad usare il software.

Per chi ha dimestichezza con i fogli di calcolo è la soluzione ideale, programma leggero, agile e dotato di funzionalità che non tutti gli altri offrono.
In ogni caso da provare.

Primus DCF

primus dcfPrimus DCF è il software gratuito per i computi metrici proposto dalla ACCA, software house italiana molto nota tra i tecnici e che è sempre garanzia di qualità, essendo leader da anni in questo specifico settore.

Primus DCF è un programma entry level rispetto a una suite di prodotti più avanzati.

È il software più usato in Italia e per questo costituisce uno standard per lo scambio dei file.

È un programma che almeno nella sua versione gratuita bisogna avere ed è la scelta ideale per chi vuole poi integrare l’attività di contabilità con altri software CAD, BIM o relativi a capitolati, cronoprogrammi, sicurezza ed altri documenti tecnici.

L’inserimento delle voci di computo avviene progressivamente facendo riferimento a prezziari compatibili con Primus, comunque messi a disposizione gratuitamente.

primus dcfSi possono determinare categorie, capitoli e tutto ciò che rende ordinato e bel leggibile un computo metrico.
Il layout finale dei documenti è nello stile ACCA, sempre molto chiaro e professionale.

Blumatica Pitagora

pitagora blumaticaPitagora è il software gratuito per computi e molto altro, dell’azienda Blumatica, azienda italiana che produce software per l’edilizia e la sicurezza.

Blumatica al pari di ACCA propone molti altri buoni software tra cui alcuni anche gratuiti per cui Pitagora può essere usato all’interno di una suite dedicata a varie necessità professionali con un campionario molto ampio.

Pitagora non si limita alla redazione dei computi ma offre molto di più.
Nel video che segue le caratteristiche del programma sono spiegate molto bene.

Non è il caso di aggiungere altro. Ottimo software.


Altri software

Vale comunque la pena citare altri due ottimi software gratuiti per il computo metrico come Excellent di STR e Concant LT di DIGICORP.

Forse per voi questi sono migliori di quelli che ho scelto io. Ognuno ha i suoi criteri di valutazione e sono tutti rispettabili.

Trattandosi in ogni caso di programmi gratuiti per chi deve scegliere la cosa migliore è provarli.

Voi quale usate? Ne conoscete altri?
Scrivetelo sotto nei commenti.

I migliori siti per scaricare blocchi CAD gratis

10 commenti

blocchi cad gratis

Perché è importante avere una libreria personale di blocchi CAD

Avere una collezione di blocchi è essenziale per qualsiasi disegnatore CAD e per fortuna esistono molti siti per scaricare gratis o a prezzi accessibili disegni di ogni tipo.

In questo post farò riferimento ai blocchi in formato dwg, il tipo di file standard di AutoCAD e di tutti i software CAD che lo imitano, tra cui nanoCAD e molti altri che sarebbe lungo elencare.

Ho riservato un’attenzione particolare al disegno in 2D cioè a quei blocchi che contribuiscono al buon disegno tecnico nei termini canonici di piante, sezioni e prospetti, non trascurando del tutto il 3D.

La precisazione è dovuta perché online si trovano altre risorse CAD di grande valore ma che fanno riferimento ad altri software e ad altre modalità di disegno, prevalentemente 3D.
Si pensi alla gran quantità di materiale che si trova per SketchUp, tanto per fare un esempio o al nuovo mondo delle applicazioni BIM.

Ho selezionato quelli che secondo me sono i migliori siti web per scaricare blocchi dwg:

Archweb.it
archweb

Credo che si tratti del miglior sito con una quantità notevole di file dwg di ottima qualità, sia in 2D sia in 3D.

Sono migliaia di disegni suddivisi in categorie ben identificabili e parlare di Archweb come di un sito per scaricare blocchi risulta persino riduttivo.

Ci sono particolari costruttivi e veri e propri progetti, oltre che una serie di informazioni utili per progettisti di vario tipo.

Ottime le anteprime che si possono vedere su schermo prima del download.

Se poi si vuole avere ancora di più al prezzo di 140 euro è possibile acquistare un DVD che contiene più di 12000 disegni 2D e più di 3000 disegni 3D, con molti progetti completi di buona qualità.

C’è anche la possibilità di fare il download di architetture famose ma non gratuitamente.

Oppo.it
oppo blocchi cad

Pagine web con un’ampia libreria di disegni e blocchi gratuiti, prevalentemente sugli impianti idraulici, materia su cui è specializzata l’azienda proprietaria del sito.

BlocchiAutocad.it
blocchiautocad

Il sito è organizzato come un blog con un numero consistente di post che individuano le varie categorie di blocchi da scaricare.

Sono presenti anche alcuni retini o patterns da inserire nei disegni 2D.

Le risorse CAD della community di openoikos
forum-openoikos

Sul nostro forum c’è una sezione specifica che rimanda anche ad altri link e che ti invito a visitare.

Per estendere le possibilità della nostra community ti invito ad aggiungere eventuali altri link sul forum o qui sotto, tra i commenti a questo post.
Buon download a tutti.

I migliori video tutorial gratuiti su AutoCAD

9 commenti

video tutorial autocad

I video tutorial su AutoCAD per imparare in fretta

Online si trovano gratuitamente molti video tutorial su AutoCAD, sia in formato testo sia in formato video ma spesso la qualità delle lezioni lascia a desiderare, soprattutto se si tratta di video corsi.

Non c’è solo un problema di scarsa qualità visiva o sonora.

Spesso chi realizza i tutorial, pur essendo un buon utente del software, non riesce ad insegnarlo perché non c’è una impostazione del training congruente e ben pianificata ma è un susseguirsi di episodi concettualmente diversi e scollegati tra loro.

Ciò per chi segue, soprattutto se si tratta di principianti, determina una situazione di disagio, di confusione mentale, che porta ad attribuire a se stessi la responsabilità di un mancato apprendimento oppure induce in alcuni errori che poi diventano dei vizi nell’uso quotidiano del CAD, abitudini sbagliate da cui poi è difficile liberarsi.

Perché in un blog come questo vi parlo di AutoCAD?

Per una ragione molto semplice che viene incontro alle esigenze di molti utenti del sito e della community: i CAD che usano il formato DWG come nanoCAD, DraftSight ed altri funzionano sostanzialmente come AutoCAD per cui imparare ad usare quest’ultimo è utile per apprendere l’uso anche di questi.

Non solo, aiuta anche a dare un giudizio sui CAD gratuiti o a basso costo che ad AutoCAD si rifanno perché consente di fare una comparazione delle caratteristiche di ogni singolo programma.

Perciò penso che conoscere il padre aiuta a capire meglio i figli.

Per imparare l’uso di un software i video tutorial sono lo strumento migliore, quello con cui si apprende più velocemente, ottimizzando i tempi.
AutoCAD è un software sconfinato che non si finisce mai di conoscere perciò nessun video corso è esaustivo.

In questo post voglio soltanto indicarti i video tutorial migliori, quelli che ti consentono di partire o di procedere con il piede giusto, in modo appropriato, senza improvvisare.

Parlo di risorse online gratuite.
Esistono anche ottimi corsi a pagamento ma non parlo di questi.
Si tratta semplicemente di due canali YouTube, ai quali vale la pena anche iscriversi per seguire gli sviluppi futuri:

DottorCAD

video tutorial autocad

Il DottorCAD è a mio avviso il miglior comunicatore della materia.

Con uno stile ironico, essenziale e “giovane” riesce a spiegare in modo semplice e pratico tutti i concetti e le sequenze di comandi che portano l’utente ad essere operativo in breve tempo.

DottorCAD è un vero youtuber, appartiene a quella generazione, ne conosce il ritmo ed il linguaggio, ed allo stesso tempo è estremamente competente.

Si sente che è un utente avanzato, abituato a lavorare anche con altri nella realtà di ogni giorno.  

Usa sempre la terminologia giusta e ha il raro dono della sintesi non tralasciando niente di ciò che è importante.

Insomma un tipo sveglio, una persona simpatica, mai saccente ma dotato dell’umiltà delle persone intelligenti e con una grande passione per ciò che (gratuitamente!) insegna.

I video di DottorCAD non superano mai i 15 minuti e sono sempre aperti e chiusi da una ripresa live del protagonista.

Questo format dipende dal fatto che il canale è cresciuto nel tempo con il susseguirsi dei vari tutorial.

Il primo video è stato postato nel febbraio del 2013 per cui il canale al momento è il risultato di un lavoro di 4 anni che seppur fatto nel tempo libero risulta molto “professionale”.

Se vai alla pagina delle Playlist trovi più video corsi con la seguente sequenza temporale:

  1. Corso Base di AutoCAD (16 video);
  2. Disegniamo Insieme (5 video);
  3. Corso di AutoCAD 3D (10 video);
  4. Pillole di CAD (2 video);
  5. Corso Avanzato di AutoCAD (1 video … per ora)

C’è molto da imparare. Io ti consiglio di partire da qui (anche se non sei un principiante):

Filippo Sicuranza

video tutorila autocadFilippo Sicuranza è un docente universitario.

Se non ho capito male insegna Disegno Architettonico Digitale per il corso di laurea di Ingegneria Edile – Architettura dell’Università dell’Aquila (prima) e Disegno Automatico ad Ascoli Piceno (poi).

Si tratta di un giovane professore che ha messo online, su un canale YouTube, le lezioni tenute nelle aule universitarie.
Nonostante le condizioni di registrazione, molto live, la qualità tecnica dei video è buona e godibile, visivamente e in termini audio.

Dalle lezioni emerge indubbiamente conoscenza della materia e capacità di insegnamento e di comunicazione.
Infatti i video si seguono molto bene, senza eccessiva fatica.

In questo caso, sia da un punto di vista culturale sia per l’ampiezza degli argomenti, c’è indubbiamente qualcosa in più.
Si tratta di tutorial di livello superiore a quello di molti corsi a pagamento.

I video hanno una durata variabile che va dai 20 minuti a quasi 2 ore, che ricalca le lezioni tenute in aula.
Solo il corso di AutoCAD 2D sviluppa più di 12 ore di lezioni registrate.

Sul canale YouTube oltre ad AutoCAD ci sono tutorial su Rhino, 3D Studio Max, Photoshop, un corso di Geometria Descrittiva ed altre cose.

Su AutoCAD ci sono due video corsi:

  1. Lezioni AutoCAD 2D (11 video);
  2. Lezioni AutoCAD 3D (5 video).

Naturalmente conviene partire da qui:

Per quanto mi riguarda devo ringraziare entrambi.
Essendo un autodidatta mi hanno regalato la possibilità di seguire un corso strutturato che mi ha portato a verificare ed in qualche caso ad ampliare le mie conoscenze.
C’è sempre da imparare, credimi.
Tu cosa ne pensi?

Il CAD e l’equivoco delle scale

5 commenti

come impostare scala autocad

Come impostare la scala in AutoCAD, e nei CAD che a questo si ispirano, come nanoCAD ed altri, è una delle difficoltà che incontra ogni utente alle prime armi.

Torno su questo argomento perché è uno dei principali motivi di “smarrimento” nell’uso del CAD, per i principianti e non solo.

Ciò dipende anche da come il CAD viene insegnato.

Mi è capitato più di una volta di sentire o di leggere, anche da autorevoli docenti (alcuni di quelli che rilasciano la certificazione ECDL per esempio) che nel disegno CAD si disegna in scala 1:1.

Ritengo che non sia una istruzione corretta e che porti a successivi equivoci, quali quelli che spesso si verificano in fase di layout o di stampa finale.

Su uno spazio come quello del CAD (mi riferisco alla spazio modello ovviamente) che a differenza di un foglio di carta ha dimensioni relative (perché zoomabile) e potenzialmente infinite, non ha senso il concetto di scala di riduzione perché manca una delle due misure (quella del foglio).

Basta semplicemente nelle impostazioni iniziali scegliere un’unità di misura, che presumibilmente per la progettazione meccanica sarà il millimetro, per l’arredamento di una stanza il centimetro, per un’architettura di dimensioni più grandi il metro.

Solo la scelta dell’unità di misura ha un senso ed è questa che costituisce la base per la definizione del layout finale e della stampa, e solo arrivati a questo punto bisogna porsi il problema della scala di rappresentazione, che coincide con il rapporto di stampa solo se si disegna in millimetri.

Faccio un esempio: se si disegna in metri per esempio, e si è convinti di disegnare in scala 1:1, il ragionamento che alla fine fanno molti è che per stampare in scala 1:100 si debba impostare la stampa secondo questo rapporto, mentre l’istruzione corretta è 10:1.

E’ un ragionamento sbagliato non perché non abbia una sua logica ma perché si basa su un presupposto iniziale che è fuorviante e che causa il successivo smarrimento.

Se si dicesse invece che inizialmente non si disegna in scala ma solo scegliendo un’unità in fase di stampa di fronte a questo riquadro (è quello di nanoCAD free ma vale anche per altri CAD), che dà le dimensioni reali di stampa

 si farebbe il ragionamento corretto che è questo:

se disegno in metri, in scala 1:100 tale misura corrisponde a 1 centimetro, ed essendo il millimetro l’unità predefinita per la stampa (a meno che non si adottino i pollici) il valore giusto è 10, perché 10 mm = 1 cm, per cui il rapporto di stampa giusto è 10=1 o se si preferisce 1=0,1.

Come vedete il ragionamento non si riferisce ad una scala di riduzione impostata in fase di disegno tra un ipotetico foglio e l’oggetto che si vuole rappresentare, ma fa riferimento all’unità di disegno iniziale che va tradotta in millimetri a seconda della scala di rappresentazione finale che si sceglie.

E’ più facile farlo che dirlo, ma in parole più semplici accettate il seguente consiglio: in fase di disegno scegliete solo l’unità (metro, centimetro o millimetro) con cui volete disegnare (tranquillamente perché non è una scelta irreversibile).

Poi stamperete nella scala che volete, ma è un problema successivo e di facile soluzione … se qualcuno non vi ha prima confuso le idee.

Come aggiungere nuovi retini a nanoCAD free

43 commenti

retini nanocad

Chi ha scaricato la traduzione in italiano di nanoCAD free si è automaticamente iscritto alla newsletter di nanoCAD Italia ed ogni tanto riceve nuove informazioni, documentazione, tutorial, risorse CAD.
Tra queste ultime abbiamo spedito un archivio di 150 retini (o campiture o tratteggi).

Alcuni hanno trovato difficoltà a trovare la cartella SHX dove andare a mettere questi file ed hanno chiesto aiuto via email.
Siccome suppongo che gli utenti in difficoltà siano molti di più di quelli che hanno scritto e che comunque queste istruzioni siano utili a tutti, ho pensato di pubblicare questo post.

Per individuare le cartelle giuste dove collocare i file il modo è questo:
dal menu testuale selezionare Strumenti > Opzioni e si apre questa finestra di dialogo:

Cliccando su Cartelle Standard
Alla voce Pat files location è indicato il percorso per raggiungere la cartella SHX

che di solito è C:\Programmi(x86)\Nanosoft\nanoCAD en 5.0\SHX
o che oppure potrebbe essere C:\ProgramData\Nanosoft\nanoCAD Int 5.0\SHX

In questo caso c’è però un problema e cioè che la cartella ProgramData risulta spesso tra quelle nascoste da Windows.
Se non la vedi devi visualizzare gli elementi nascosti facendo così:
Vai su Esplora File (se hai Windows 10 o 11) – Esplora Risorse (per versioni precedenti)
Seleziona il disco locale C
Clicca su Visualizza (una delle linguette in alto)
e spunta la voce Elementi nascosti

Ti comparirà così la cartella ProgramData. Adesso fai il percorso scritto sopra fino ad arrivare alla cartella SHX.
E’ questa la cartella dove copiare i file .pat dei retini.

Al successivo riavvio di nanoCAD i nuovi retini saranno disponibili.
Infatti facendo Disegno > Tratteggio (o cliccando sull’icona nella toolbar)
Si aprirà questo box di dialogo:

nanocad-tratteggio-personalizza
Alla voce Tipo selezionare Personalizza
E si aprirà la dialog box dei Motivi di Tratteggio

nanocad-motivi-tratteggio
Sempre scegliendo Personalizza
Si aprirà l’elenco aggiornato dei tratteggi con la possibilità di vedere sulla destra una piccola anteprima.
Ora i nuovi retini possono essere inseriti nei vostri disegni.

Se non hai ancora scaricato la traduzione in italiano di nanoCAD free e non sei ancora iscritto alla newsletter di nanoCAD Italia, clicca sul banner qui sotto.

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Tutorial QGIS 4: i Sistemi di Riferimento più usati in Italia

19 commenti

sistemi riferimento italia

Questo post è il quarto tutorial QGIS della serie.

Dopo aver definito nei precedenti tutorial cosa sono i Sistemi di Riferimento in ambito GIS vediamo quali sono quelli più usati in Italia.

Ancora prima della tecnologia digitale la cartografia prodotta da vari enti si riferiva principalmente a due Sistemi di Riferimento:
il sistema Roma40 Gauss-Boaga
il sistema ED50 UTM

Il sistema Roma40 Gauss-Boaga si basa sul datum Roma1940 con riferimento all’ellissoide Internazionale di Hayford (1924) orientato a Monte Mario.
E’ rappresentato attraverso la proiezione inversa di Mercatore (o conforme di Gauss).

Il territorio italiano risulta suddiviso in due fusi, ad ovest ed est del meridiano di Monte Mario (12°) e con i meridiani centrali situati a 9° e 15°.
I fusi hanno una ampiezza di 6° e 30’ per cui è presente una zona di sovrapposizione.

Le coordinate sono espresse in metri.
Per la latitudine (dimensione Y, northing) il riferimento è l’equatore.
Per la longitudine (dimensione X, easting) il riferimento è il meridiano centrale di ogni fuso ma per evitare di avere coordinate con valori numerici negativi e, si è adottata la soluzione di assegnare una falsa X di 1.500.000 m per il meridiano Ovest e e di 2.520.000 m per il meridiano Est.

coordinate gauss-boaga

Per il nome Gauss è riferito alla proiezione e Boaga è il cognome del geodeta dell’IGM che formalizzò il sistema.
Utilizzato nella produzione cartografica IGM fino alla fine degli anni ’80, è ancora in uso in molta Cartografia Tecnica Regionale.

Il sistema ED50 UTM si basa su European Datum 1950 con riferimento all’ellissoide Internazionale di Hayford (1924) orientato a Potsdam in Germania.
Il sistema di proiezione utilizzato è l’UTM (Universal Transverse Mercator) che si basa, come il Gauss-Boaga, sulla proiezione inversa di Mercatore.
Nell’UTM la superficie terrestre viene suddivisa in 60 fusi di 6° di ampiezza longitudinale.

Ciascun fuso viene proiettato indipendentemente e ha un meridiano centrale.
Ogni fuso è suddiviso a sua volta in 20 fasce di 8° di latitudine.
Le intersezioni tra fusi e fasce individuano le zone.

Il territorio italiano è all’interno dei fusi 32 e 33 e per una piccola parte nel fuso 34 (area più orientale della Puglia).

UTM

Nel sistema UTM, che a differenza del Gauss-Boaga è concepito per un uso internazionale, al meridiano centrale di ogni fuso viene assegnata una falsa coordinata easting con valore 500.000, mentre la coordinata northing è definita dalla distanza rispetto all’equatore.

coordinate UTM

Perciò è sempre necessario comunicare oltre alle coordinate il numero del fuso a cui si fa riferimento, senza il quale risulta impossibile la localizzazione.
Questo sistema è stato introdotto al fine di uniformare la cartografia europea ed è utilizzato sia nella più recente produzione cartografica dell’IGM, sia per la cartografia regionale.

Con l’introduzione del sistema di rilevamento GPS si è reso necessario l’utilizzo di un datum non più locale ma globale ed è stato definito il datum WGS84 (World Geodetic System 1984).

Il sistema WGS84 UTM si basa su questo datum a configurazione geocentrica associando a questo il sistema di proiezione UTM.
Si ha quindi la stessa suddivisione in fusi con l’adozione delle medesime convenzioni riguardo all’assegnazione delle coordinate.

Questo sistema è stato progressivamente inserito anche nella più recente produzione cartografica di alcune Regioni ed anche l’IGM lo ha implementato attraverso la configurazione europea ETRS89 che è praticamente analoga al WGS84.

Il sistema WGS84 UTM non va confuso con quello WGS84 geografico, che non è un sistema proiettato ma che si basa su valori di latitudine e di longitudine in gradi angolari.

Più recentemente, con il Decreto 10 novembre 2011 Adozione del Sistema di riferimento geodetico nazionale, è stato introdotto il nuovo sistema ETRF 2000.
L’introduzione di questo nuovo sistema di riferimento, motivato dall’aggiornamento degli scostamenti dovuti allo spostamento delle placche tettoniche, non comporta grandi differenze con altri sistemi alle scale di lavoro tipiche dei GIS.

I massimi scostamenti rilevati tra ETRF 2000, ETRS89 e WGS84 risultano infatti non superiori a 40 centimetri.
ETRF 2000 è già presente nel registro EPSG come RDN2008 (RDN sta per Rete Dinamica Nazionale).

Nella tabella sotto vengono riportati tutti i codici EPSG dei sistemi fino a qui citati.

codici EPSG in Italia

La riproiezione da un sistema di riferimento a un altro viene definita conversione quando avviene nell’ambito dello stesso datum, oppure trasformazione quando avviene tra datum diversi.
La conversione avviene automaticamente senza errori mentre la trasformazione è in genere un’operazione più approssimativa.

QGIS effettua la cosiddetta “riproiezione al volo”, cioè riproietta automaticamente (a condizione che questo sia correttamente georeferenziato) uno shapefile (o altre entità) al sistema di riferimento del progetto, ma è un’operazione di semplice visualizzazione, che non converte o trasforma l’oggetto che viene inserito in mappa.

Per convertire o trasformare un’entità da un sistema di riferimento a un altro esistono appositi software (ad esempio CartLab, Verto, Traspunto) oppure è una funzionalità che molte piattaforme GIS hanno (compreso QGIS) ma non sempre si ottengono buoni risultati.

Per ottenere una maggiore precisione è necessario l’uso dei grigliati prodotti dall’IGM, disponibili in vari formati, ma che non sono gratuiti.

Il Geoportale Nazionale, in recepimento della Direttiva INSPIRE, mette a disposizione un servizio gratuito di trasformazione delle coordinate (CTS, Coordinate Trasformation Service) che permette di trasformare entità vettoriali e raster tra diversi sistemi di riferimento.

geoportale nazionale
Questo servizio utilizza i grigliati IGM ed attualmente è lo strumento che mi sento di consigliare.

Altre letture consigliate:

AA.VV., GIS Open Source, Grass Gis, Quantum Gis e SpatiaLite. Elementi di software libero applicato al territorio

V. Noti, GIS open source per geologia e ambiente. Analisi e gestione dei dati territoriali e ambientali con QGIS

Tutorial QGIS 3: la rappresentazione della Terra ed i Sistemi di Riferimento

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proiezioni geografiche

Questo post è il terzo tutorial QGIS della serie.

proiezione cartograficaPrima di iniziare a lavorare con QGIS c’è una questione fondamentale e di una certa complessità che riguarda il GIS in generale ed ancora prima la cartografia: la corretta rappresentazione della Terra, o meglio della sua superficie su un piano.
La carta è sempre una rappresentazione imperfetta della superficie terrestre perché i due piani non coincidono.

La Terra ha una forma approssimativamente sferica con una superficie curva in tutte le direzioni.
Riportare una tale superficie su un piano non è possibile senza deformarla e ciò vale sia che lo si faccia in forma analogica su carta, sia che si faccia in forma digitale sullo schermo di un computer.

Il nostro pianeta poi ha una forma irregolare, non è una sfera ma neanche uno sferoide perfetto perché ha una superficie con rilievi e avvallamenti.
La sua forma reale perciò non è rappresentabile matematicamente come avviene per le figure geometriche.
Per questo motivo si sono definite delle superfici teoriche di riferimento che meglio approssimano la sua forma.

La prima di queste è il geoide che semplificando può essere definita la superficie che coincide con il livello del mare riportata anche nella parte delle terre emerse.
E’ la superficie di riferimento attraverso cui si definisce l’altitudine.
Tuttavia anche il geoide non è una forma matematicamente definita perché le variazioni di gravità e di densità delle varie zone della terra determinano uno sferoide non regolare.

Per supplire a questo difetto è necessario introdurre una seconda superficie di riferimento che corrisponda a un solido geometricamente ben definito: un ellissoide di rotazione, cioè uno sferoide schiacciato ai poli, con una superficie approssimata al geoide con uno scostamento massimo di circa 100 metri e che finalmente permette una formulazione e la proiezione matematica su un piano.

Nella fig. 1 e 2 amplificando le differenze vengono rappresentate le tre superfici.

geoide e ellissoide
fig. 1 – superficie terrestre e superfici di riferimento (modello)

 

geoide e ellissoide
fig. 2 – rappresentazione geoide e ellissoide (modello)

Nel corso del tempo sono stati definiti più ellissoidi e la loro scelta dipende dal miglior grado di approssimazione rispetto alla superficie che si vuole rappresentare.
Per fare questo spesso si sposta l’ellissoide in modo tale da minimizzare le differenze con il geoide in una determinata zona geografica.
La scelta dell’ellissoide di riferimento e il suo orientamento preferenziale rispetto al geoide costituisce quello che viene definito il datum. 

Nel caso in cui l’ellissoide sia stato translato rispetto al centro di massa della Terra ed orientato a favore di una determinata regione si parla di datum locali (ad esempio i datum ED 1950 o Roma 1940); se il suo centro invece corrisponde a quello della Terra è denominato datum geocentrico o globale (ad esempio WGS 84, che è il datum su cui poggia il rilevamento GPS).

datum globale e datum locale
fig. 3 – Datum globale e datum locale (modello)

Nella fig. 3, sempre amplificando le differenze vengono rappresentati i due tipi di datum.

Una volta definita la superficie del solido di riferimento e la sua posizione rispetto alla Terra la rappresentazione cartografica su un piano si ottiene per proiezione.
Si tratta di un procedimento che ha una formulazione matematica attraverso algoritmi  ma che può essere anche “visto” geometricamente.

Si tratta di proiettare l’ellissoide su un piano tangente alla zona che si vuole meglio rappresentare, o ancora meglio, al fine di ridurre le deformazioni, proiettarlo su superfici curve srotolabili come quelle di un cilindro o di un cono.

proiezioni cartografiche
fig. 4 – proiezione conica, cilindrica e su piano tangente.

Nella fig.4 vengono riportate tre diverse tipologie di proiezione. 

In ogni caso la distorsione del risultato cartografico è inevitabile perché trasferire su un piano una superficie sferoidale porta sempre a deformazioni che sono maggiori quanto più grande è l’area da rappresentare.
Per limitare il fenomeno spesso si introducono delle convenzioni come quella più adottata di proiettare l’ellissoide facendolo a spicchi, ottenendo in proiezione dei fusi. 

La proiezione convenzionale più diffusa è la conforme di Gauss (o cilindrica trasversa di Mercatore) ed è quella su cui si basa molta cartografia prodotta in Italia nei sistemi UTM o Gauss Boaga.

Nella fig. 5 si può vedere la proiezione conforme di Gauss e nella fig. 6 e 7 la sua suddivisione in fusi secondo il sistema UTM.

proiezione conforme di Gauss
fig. 5 – proiezione conforme di Gauss

 

proiezione dei fusi nel sistema UTM
fig. 6 – proiezione dei fusi nel sistema UTM
fusi e fascie nel sistema UTM
fig. 7 – fusi e fascie nel sistema UTM

Proiettando per fusi (nel sistema UTM ognuno di questi rappresenta 6° di longitudine) si può notare che la deformazione aumenta allontanandosi dal meridiano centrale.
Per questo il cilindro viene ruotato in modo da riproiettare l’ellissoide a partire dal meridiano centrale della zona che si vuole cartografare. 

Una volta rappresentata la carta si tratta poi di assegnare un sistema di coordinate che definisca il posizionamento geografico degli oggetti.
In ambito GIS questi sistemi di riferimento vengono denominati CRS (Coordinate Reference System) oppure SRS (Spatial Reference System) o più semplicemente SR, che sono classificabili in due categorie fondamentali:

  1. SR geografici (o non proiettati), nei quali ogni punto della superficie terrestre viene localizzato sulla base dei valori angolari di latitudine e di longitudine;
  2. SR proiettati, nei quali la posizione di ogni punto della superficie terrestre è il risultato di una proiezione che ha per risultato un sistema cartesiano bidimensionale in cui ogni punto ha una coppia di coordinate X,Y 

Un Sistema di Riferimento è comunque il risultato di tutti i fattori che sono stati descritti ed è per questo motivo che ne esistono moltissimi, soprattutto in funzione delle esigenze locali ma anche della diversità di datum, proiezioni, convenzioni, sistemi di coordinate, evoluzioni temporali, ecc. 

Un utente GIS alle prime armi rimane disorientato ed ha difficolltà anche a distinguere l’uno dall’altro sulla base dei nomi.
Per fortuna ci viene in soccorso il registro EPSG (European Petroleum Survey Group), gestito da un’organizzazione internazionale, che assegna ad ogni sistema archiviato un codice numerico univoco.
Nel database dei Sistemi di Riferimento di QGIS è consigliabile fare riferimento a tale registro per non fare confusione. 

C’è poi da considerare che operando nel nostro contesto geografico ci sono solo alcuni Sistemi di Riferimento che in qualche modo, sulla base della cartografia analogica e digitale finora prodotta, costituiscono uno standard.

Dei sistemi cartografici (e dei relativi codici EPSG) adottati in Italia parleremo nel prossimo tutorial QGIS, scendendo più nello specifico ed affrontando anche il problema della loro conversione e trasformazione.

Altre letture consigliate:

AA.VV., GIS Open Source, Grass Gis, Quantum Gis e SpatiaLite. Elementi di software libero applicato al territorio

V. Noti, GIS open source per geologia e ambiente. Analisi e gestione dei dati territoriali e ambientali con QGIS

Tutorial QGIS 2: i formati dell’informazione geografica

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formati qgis

Questo post è il secondo tutorial QGIS della serie.

Nel precedente tutorial abbiamo visto come le piattaforme GIS nascono dall’integrazione di diversi tipi di software per cui gestiscono informazione geografica di diversi formati.

Queste informazioni geografiche sono gestite dal GIS in modo sistematico e possono essere di due tipi:
1) informazioni spaziali;
2) informazioni non spaziali.

Le informazioni spaziali a loro volta possono essere suddivise in base a due modelli:
1.1) modello vettoriale (punti, linee, poligoni);
1.2) modello raster (griglia di celle).

Qualsiasi utente di computer grafica conosce già la distinzione tra formato vettoriale e formato immagine (raster) e tra software che gestiscono il vettoriale (Adobe Illustrator, Inkscape, tutti i CAD) e software che gestiscono immagini raster (Adobe Photoshop, Gimp, ecc.).

I file che contengono informazioni spaziali hanno assunto diversi formati e l’evoluzione del GIS, come per tutti i software, è stata condizionata da alcuni formati proprietari adottati dai produttori di software che hanno avuto maggiore successo.

I formati vettoriali proposti da ESRI (shapefile, coverage, personal geodatabase) sono quelli che più di tutti hanno caratterizzato il software GIS.
Lo shapefile in particolare è ancora fondamentale, anche per la notevole quantità di dati geografici che hanno assunto questo formato. Soffermiamoci su esso.
Che cos’è uno shapefile?
Un formato di archiviazione di dati vettoriali capace di registrare localizzazione, forma ed attributi di entità spaziali.

tutorial qgis
Uno shapefile è composto da più file relazionati e contiene una sola classe di oggetti, cioè punti, linee o poligoni.
Tutti i file che compongono lo shapefile devono avere lo stesso nome e ciò che li differenzia è l’estensione (i caratteri dopo il punto). I file devono essere almeno tre:

nomefile.shp: è il file che contiene le informazioni geometriche;
nomefile.dbf: è il file che contiene l’informazione tabellare (dati attributo);
nomefile.shx: è il file indice, che permette di raccordare geometria e informazione tabellare.

Il set può inoltre contenere altri file:
nomefile.prj: registra il Sistema di Riferimento geografico;
nomefile.sbn (o anche fbn, fbx): registrano indici spaziali;
nomefile.ain (o aih): registrano indici di attributo;
nomefile.xml: registra i metadati.

tutorial qgis shapefile
Quando si lavora con gli shapefile se si vuole spostare/copiare un dataset da una cartella a un’altra occorre ricordarsi di selezionare tutti i file, così come per rinominarli o qualsiasi altra operazione.
Con la versione 2.0 (e successive) di QGIS è stato introdotto QGIS Browser (simile ad ArcExplorer di ArcGis) per facilitare la gestione dei file.

Sugli altri formati vettoriali ESRI torneremo in seguito ed una elencazione dettagliata di altri formati vettoriali (TAB MapInfo, formati CAD, ecc.) non è il caso di farla, almeno per ora.
Più recentemente attraverso l’uso del linguaggio XML, già usato per l’informazione sui metadati (dati sui dati), sono nati altri formati come GML e KML (formato Google) che hanno inserito nuove possibilità di implementazione.

Una cosa importante da dire è che QGIS supporta tutti i formati della libreria GDAL/OGR che coprono un ampio spettro di formati raster e vettoriali.

Tra i formati immagine (raster) i più usati sono TIF e JPG, che possono essere da soli o come parte di un dataset.
Un dataset TIF ad esempio può essere composto dai seguenti file:
nomefile.tif: file immagine
nomefile.tfw: file di georeferenziazione
nomefile.aux (o .rrd): informazioni che velocizzano la rappresentazione (pyramids)
nomefile.xml: metadati

tutorial qgis dataset tif

Ci sono poi altri formati raster come Geotiff, JPG2000 e ECW che incorporano all’interno di un unico file anche le informazioni necessarie per la georeferenziazione.

Altri formati raster degni di nota sono i GRID che nel caso degli ASCII GRID incorporano in un unico file .grd informazioni grafiche e di georeferenziazione.

Gli ESRI GRID invece sono dei dataset piuttosto complessi organizzati in due directory:
– una directory con lo stesso nome della GRID contenente un numero variabile di file con estensione .adf (Arc Data File);
– la directory INFO, che è condivisa con le altre GRID o coverage che sono collocate allo stesso livello della struttura delle directory.

tutorial qgis esri grid

Le informazioni non spaziali invece sono quelle che registrano semplici attributi, senza geometria né in termini di forma né di localizzazione. Sono file riconducibili ai formati tipici di database, fogli di calcolo e testi.
Ad esempio i dati rilevati e pubblicati dall’ISTAT, che possono essere messi in relazione agli ambiti geografici a cui si riferiscono solo attraverso un’unione ad altri file contenenti informazioni spaziali.

Una questione di grande importanza e attualità su cui c’è un fervente dibattito è quella della disponibilità delle informazioni geografiche all’interno della più ampia problematica degli open data unitamente ai problemi di standardizzazione e di interoperabilità su cui ci sono direttive di organismi internazionali ancora non pienamente applicate.
Sono temi interessanti ma di una certa complessità su cui torneremo in seguito con altri tutorial.

Altre letture consigliate:

AA.VV., GIS Open Source, Grass Gis, Quantum Gis e SpatiaLite. Elementi di software libero applicato al territorio

V. Noti, GIS open source per geologia e ambiente. Analisi e gestione dei dati territoriali e ambientali con QGIS

Tutorial QGIS 1: l’evoluzione dell’informazione geografica e il GIS open source

2 commenti

logo qgis

tutorial qgisCon questo primo tutorial si avvia un percorso formativo su QGIS e il GIS open source rivolto ai principianti assoluti. Non ci sarà una frequenza prestabilita e non so ancora dove si arriverà. L’importante è cominciare perché chi inizia è a metà dell’opera.

 

La Geografia è antica quanto l’uomo e secondo la sua etimologia si occupa di descrivere la Terra e lo fa attraverso vari linguaggi.

Fin dalle epoche più remote l’uomo ha cercato di rappresentare visivamente il territorio creando le prime mappe in rapporto alle sue necessità di cacciatore, agricoltore, costruttore, guerriero, viaggiatore ed ancora oggi è qui il senso e l’utilità di una disciplina che fa riferimento a una quantità enorme di informazioni.
La maggior parte dei dati direttamente o indirettamente sono riferibili ad un costesto spaziale, geografico, ad una posizione sulla superficie terrestre.

Per millenni l’uomo ha disegnato carte geografiche, prima in modo approssimativo, poi con il progredire delle conoscenze sulla Geometria (anche qui l’etimologia è significativa) ha rappresentato il suo mondo, mano a mano che lo scopriva, in modo sempre più preciso.

La conoscenza geografica ha sempre avvantaggiato chi la possedeva, per le attività commerciali, militari, amministrative ed è stato uno strumento di potere, a volte anche tenuto segreto.
In Italia l’Istituto Geografico Militare (IGM) è stato a lungo il principale detentore istituzionale dell’informazione geografica nazionale (c’è da riconoscere che l’ha fatto piuttosto bene) e sulle carte in corrispondenza delle basi militari c’erano delle omissioni, dei vuoti di informazione.

Prima dell’impiego delle foto aeree (possibilità relativamente recente) il rilievo geografico è stato eseguito con gli strumenti della geometria e della topografia.

Negli ultimi decenni c’è stata una rivoluzione tecnologica che ha messo in campo nuovi strumenti che cambiano profondamente il lavoro di chi ha a che fare con il territorio, con delle possibilità fino a poco tempo fa impensabili.

Le tecnologie che hanno rivoluzionato l’acquisizione e la gestione delle informazioni geografiche sono sostanzialmente tre:

  1. il GPS (Global Positioning Systems): un sistema di comunicazioni tra stazioni a terra e una rete di satelliti che consente la localizzazione di un punto sulla superficie terrestre con un livello di precisione crescente in funzione della strumentazione in uso.
    Le applicazioni sono innumerevoli e la tecnologia ormai è di uso comune. Le stazioni GPS più sofisticate consentono ormai una precisione topografica superiore a quella degli strumenti ottico-elettronici, unita ad una migliore facilità d’uso;
  2. il Telerilevamento (o Remote Sensing): un insieme di tecniche per acquisire immagini o altri tipi di dati attraverso rilevazioni fatte a distanza da aerei e satelliti, con lo sviluppo di elaborazione ed analisi dei dati. Chi studia la natura nelle sue varie forme oggi ha una massa di informazioni (in archivio e in tempo reale) ed una quantità di dati interpretabili anche in modo dinamico;
  3. il GIS (Geographic Information Systems): una tecnologia informatica che consente di gestire i dati rilevati dalle altre due e molte altre informazioni in modo sistematico, consentendo visualizzazioni, elaborazioni ed analisi che aggiungono ulteriore conoscenza e che facilitano le decisioni in termini progettuali e gestionali.

Da ora in poi parleremo di questa ultima tecnologia di informazione spaziale, il GIS, perché è quella che dà maggiori possibilità in termini applicativi, risultando utilissima, in qualche caso indispensabile, a molte categorie professionali, a tutti coloro cioè che hanno a che fare con il territorio, per conoscerlo, conservarlo, amministrarlo, pianificarlo, gestirlo, progettarlo.

Tra chi legge queste righe sono pochi quelli che possono chiamarsi fuori ed indipendentemente dal lavoro svolto l’argomento è comunque di grande fascino.
Se poi aggiungiamo il fatto che esistono in campo GIS ottimi software liberi, open source e gratuiti, come QGIS e tutto ciò che ci gira intorno, sarebbe sciocco per qualsiasi operatore non cogliere questa opportunità.

Prima di parlare di QGIS però cerchiamo di capire meglio cos’è il GIS e come è nato.

I primi software GIS nascono nella seconda metà degli anni 80 dall’integrazione di altri programmi informatici appartenenti a quattro categorie:

  1. Sistemi di gestione di banche dati (DBMS: Database Management Systems). Generalmente un database non contiene informazione spaziale esplicita (in termini di localizzazione con posizionamento e descrizione di caratteristiche geometriche) ma si limita a gestire dati alfanumerici. Esempi: MS Access, Oracle, MySQL, …
  2. Sistemi di trattamento di informazioni grafiche vettoriali (CAD: Computer Aided Design). I CAD non usano sistemi di riferimento geografici ma un sistema di riferimento locale e hanno una limitata capacità di gestione di dati non grafici. L’esempio più famoso è AutoCAD.
  3. Sistemi di elaborazione di mappe raster (image processing). Possono essere distinti in due gruppi: quelli che sono semplici strumenti di manipolazione di immagini come Photoshop, Gimp, Photopaint, … e quelli che lo fanno assegnando alle immagini un sistema di riferimento geografico, elaborando così delle vere e proprie mappe raster, come Erdas Imagine, Envi, ErMapper, …
  4. Sistemi di analisi statistica di dati alfanumerici (statistical software). Contengono la stessa tipologia di dati dei DBMS ma sono più orientati al calcolo e all’analisi previsionale. Esempi: SPSS, StatSoft, MATLAB, …

La potenza del GIS sta proprio nel mettere insieme le caratteristiche di questi programmi e nel gestire in modo sempre più integrato varie tipologie di dati, come nessun altro software riesce a fare.
L’evoluzione di questo tipo di software è avvenuta così per integrazione di moduli successivi e di estensioni.
La piattaforma GIS commerciale più nota è ArcGIS (ex ArcView) della ESRI, ancora software house leader in questo settore, ma è anche molto diffuso AutoCAD Map di Autodesk ed altri che non sto ad elencare.

Il software libero ed open source in ambito GIS negli ultimi anni ha avuto un’evoluzione incredibile e sono cresciuti una serie di programmi specifici e l’interoperabilità tra di loro.
QGIS è un software straordinario perché oltre alle qualità dovute al proprio sviluppo ha saputo mettersi al centro di questo articolato ecosistema, diventandone l’interfaccia naturale.

QGIS è nato nel 2002 come semplice visualizzatore ed in poco più di un decennio è diventato la piattaforma di base del GIS open source, con funzionalità che non hanno più quasi niente da invidiare ad ArcGIS.
Ciò è avvenuto grazie al lavoro di una community internazionale di sviluppatori, sostenitori e utenti in cui la comunità italiana ha avuto un ruolo non marginale.
Con il rilascio di QGIS 2.0 (a cui sono seguiti in breve tempo 2.2, 2.4, 2.6) il progetto ha raggiunto la sua piena maturità. Non rimane che provarlo.

Con la dovuta umiltà il mio scopo sarà quello di facilitare questo percorso. Seguitemi anche nei prossimi tutorial.

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