Questo è il primo di una serie di post che definiscono un vero e proprio corso di programmazione sul linguaggio Python.
Con questo articolo Carlos Catucci inizia la collaborazione con il blog openoikos, diventandone un autore.
Se altri volessero proporre altri contenuti, compatibilmente alle tematiche del sito, troveranno la stessa ospitalità.
Il linguaggio Python è stato creato da Guido Van Rossum, insignito del titolo di “benevolo tiranno a vita” dagli appassionati utilizzatori del linguaggio stesso.
Il Python è un linguaggio particolarmente attento alla pulizia e alla semplicità del codice, multipiattaforma (gira persino su tablet e smartphone).
Si tratta di un linguaggio ad alto livello, molto “natural speaking”, con una sintassi elegante.
Python è anche un liguaggio semi-interpretato, un poco come Java, visto che gli applicativi per girare richiedono un runtime ovvero una virtual machine, che fa girare codice meta-compilato.
O meglio, per essere precisi, lo fa se trova il meta-compilato e quest’ultimo ha una data di creazione uguale o maggiore del sorgente; in caso contrario provvede prima a ricompilare (o compilare se non esiste il meta-compilato) i sorgenti. Ed in questo è nettamente superiore a Java.
Viene usato dalla NASA per applicazioni di calcolo complesse, dalla Industrail Light and Magic, e da tantissime altre aziende.
Ma sopratutto ci sono moltissimi applicativi software scritti in Python. E in particolare ce ne sono tantissimi di grafica scritti o scriptabili in Python.
Lo scopo di questi articoli e’ di fornire un corso di programmazione del linguaggio, ma non uno dei soliti corsi sterili dove qualcuno impartisce lezioni programmate e se non avete capito e’ un vostro problema.
L’idea è di creare un corso che si dipana in base alle domande/richieste delle persone che vorranno seguirlo. Si inizia con questa prima lezione dove ci approcciamo al linguaggio, e vediamo con qualche esempio come funzioni. Se chi deciderà di seguirlo mi farà domande o richieste, cercherò’ di proseguire seguendo le indicazioni.
Cominciamo a vedere come funziona un programma Python.
Per lanciare un programma serve una console, quindi su Linux/MacOsX aprirete una console, su Windows una Command (mi scuso fin d’ora per eventuali imprecisioni nell’utilizzo di Windows, sono anni che lo evito).
Una volta aperta la nostra console digiteremo python.
Scusate, dimenticavo, su macchine Windows dovete prima installare Python, gli altri sistemi operativi lo includono di serie. Speriamo che a Redmond prima o poi si facciano furbi.
Dopo avere digitato il comando python apparira un prompt composto da tre simboli maggiore (>>>).
Quindi quando vedrete scritto qualcosa tipo:
>>> print “Ciao mondo”
potete ignorare i 3 > e il primo spazio successivo. Per eseguire dovrete scrivere solamente
print “Ciao mondo”
Ecco che senza intenzione abbiamo eseguito il primo programma Python che, en passant, è anche il tipico “primo programma” che viene eseguito nei tutorial di ogni linguaggio.
Subito dopo il prompt troveremo quanto abbiamo indicato all’interno dei doppi apici, ovvero
Ciao mondo
Ecco come viene il tutto:
>>> print “Ciao mondo”
Ciao mondo
>>>
La parte tra doppi apici è una stringa che vogliamo far stampare a video, mentre print è una istruzione che indica all’interprete di stampare quanto segue.
Certo cosi’ sembra davvero poco pratico, ma scopriremo piano piano come sia potente l’istruzione print (e anche il resto).
Per prima cosa dobbiamo dire che oltre ai doppi apici possiamo, se preferiamo, racchiudere tra apici singoli, per python non fa differenza alcuna. Quindi se volessimo virgolettare una frase all’interno della stringa potremmo scrivere
>>> print ‘E Giovanni disse: “Ciao amici, come state?”
Ma cosa accadrebbe se all’interno della stringa fosse presente anche un’apostrofo (ovvero un apice singolo)? Per ovviare a questo problema (e ad un altro che vedremo subito dopo) esiste la possibilità di racchiudere la stringa tra 3 apici (singoli o doppi).
>>> print “””E Giovanni disse: “Salve amici, dov’eravate finiti?”. Non ottenne alcuna risposta.”””
Il secondo vantaggio del triplice apice lo troviamo perché possiamo spezzare la stringa su più righe senza che sia necessario usare un simbolo di continuazione (nello specifico sarebbe la barra invertita, il simbolo \ in pratica, detto counterslash, ma lo vedremo in seguito).
Potremo quindi avere un qualcosa del tipo:
>>> print “””E Giovanni disse:
“Salve amici, dov’eravate finiti?”.
Non ottenne alcuna risposta.”””
L’interprete sa che fino a che non verranno chiusi i tripli apici, il comando non è completo.
Per questa volta chiudiamo qui l’articolo, ma nella prossima lezione vedremo di capire cosa siano le variabili e che uso se ne possa fare assieme al comando print.
Altre letture utili:
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