La BIM è il nuovo paradigma della progettazione non solo edile. Uno standard che ben presto cancellerà la visione del progettista “isolato” per far posto al concetto di Team.
Il nostro Paese deve svecchiarsi se vuole realmente uscire dalla crisi.
Per farlo deve avere i coraggio di scommettere sulle innovazioni tecnologiche e sulla cultura e cambiare radicalmente certi modi di pensare e di concepire il mondo del lavoro.
Volenti o nolenti l’era digitale, non meno della Rivoluzione industriale, ha sconvolto profondamente la produzione industriale prima, tagliando tanti posti di lavoro con l’automazione da una parte e creando nuove figure professionali dall’altra; poi è toccato al mondo dell’ufficio e adesso, sempre più prepotentemente, anche quello della progettazione.
I vantaggi offerti da certe nuove filosofie aziendali, in cui il progettista non lavora più da solo ma che interagisce in tempo reale con altri professionisti, è una realtà che all’estero è diventata uno standard vero e proprio.
La progettazione strutturata o Building Information Modeling (BIM) permette di realizzare progettazioni intelligenti riducendo errori e costi legati a revisioni, riunioni, sopralluoghi in cantiere e tanti altri grattacapi legati alla progettazione stand alone tradizionale.
La BIM non è solo una famiglia di software è una vera e propria organizzazione del lavoro di studio e di cantiere.
Sul nostro sito comunitario, da qualche mese, ho inserito la sezione BIM e ho deciso di partire dalle basi di questo nuovo concetto progettuale traducendo delle dispense della California State University, in cui non compaiono riferimenti all’uso di un particolare programma ma mirano, piuttosto, alla realizzazione di una forma mentis per i team progettuali.
Si parte dall’individuazione dei target principali che saranno oggetto dei compiti BIM per ogni livello di progettazione (architettonica, ingegneristica, impiantistica, ecc.) attraverso delle schede e per ogni settore si individua un responsabile per la progettazione e la realizzazione.
Successivamente si determina una scala delle priorità esecutive attraverso dei diagrammi di flusso che serviranno anche per lo scambio dei dati tra i vari professionisti (progettisti ed esecutori) impegnati nel cantiere.
La fase di studio preliminare svolto attraverso schede di raccolta dati, questionari, diagrammi ecc., faciliterà enormemente la messa in atto del progetto vero e proprio, riducendo al minimo il margine di errori e le sforature sul budget imposto dalla committenza.
Se corredato correttamente con tutti i dati di fabbricazione, commenti e risultati finali, questo materiale allegato ai file BIM servirà, inoltre, anche come modello per altri lavori futuri del team.
Per attuare una buona progettazione BIM è necessario avere, quindi, una visione moderna del cantiere e dello studio investendo in attrezzature all’avanguardia che permettono di digitalizzare i dati a partire dal rilievo dell’area d’intervento per poi trasmetterli a chi avrà il compito di elaborarli per il progetto.
Lo stesso studio deve avere un’architettura hardware potente, basata su workstation e LAN ultraveloci per incrociare il lavoro dei vari progettisti.
Per chi comincia adesso conviene fare pratica presso uno studio in cui già si lavora con la BIM o, comunque, fare pratica con altri progettisti su piccoli cantieri di facile gestione.
La BIM si presta molto anche per il recupero edile di vecchi manufatti e diventa allettante anche per l’amministrazione condominiale dello stabile dal momento che la documentazione prodotta, unitamente al file BIM, costituiscono un vero e proprio registro manutentivo dello stabile su cui pianificare gli interventi e eventuali adeguamenti normativi, controllando anche le spese di esecuzione.
Riuscirà il mondo dell’open source e del software free a ritagliarsi un ruolo importante dentro queste dinamiche?
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