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4 libertà non bastano a cambiare il mercato del CAD

3 commenti

bivioIl free software inteso in senso stretto è quello teorizzato da Richard Stallman ed è il concetto di “libertà” più di quello di “gratuità” a caratterizzarlo.
Libertà di usare, modificare, migliorare e distribuire.

Su questi principi è nato Linux nelle sue varie distribuzioni e una marea di piccoli e grandi software applicativi.
Questo movimento è stato il principale “nemico” dei monopolisti del software e da esso sono nate iniziative straordinarie, a volte al limite dell’incredibile.

Tuttavia sarebbe sciocco non riconoscerne anche i limiti, in particolare in alcuni ambiti.
Nel settore del CAD l’open source si è sviluppato poco, non a un livello tale per costituire una vera alternativa ad Autodesk e ad altre grandi software companies.
Con tutto il rispetto e la riconoscenza per Stallman ed i suoi seguaci evidentemente le 4 libertà non bastano a cambiare il mercato del CAD.

Se ci liberiamo da una visione ideologica del problema appare però evidente e degno di considerazione un altro fenomeno, una terza via che è intermedia tra i due modelli e che sta crescendo.
Nascono alleanze, consorzi, piattaforme di sviluppo condivise che si rivolgono ad aziende, programmatori e utenti al fine di far nascere e crescere applicazioni.
C’è una nuova accessibilità al mercato anche per i pesci piccoli, una situazione in cui una buona idea e la capacità di realizzarla non sono meno importanti della disponibilità di capitali.

Nel post precedente vi ho parlato della Open Design Alliance e del consorzio IntelliCAD.
Credo che un blog come questo debba fare attenzione anche a questa realtà, perché questa “apertura parziale”, in cui la piattaforma di base non è modificabile ma comunque disponibile per aggiungere e far funzionare altro codice, sia la strada per far crescere altri tipi di libertà e di creatività e per mettere a disposizione strumenti più efficaci a noi poveri mortali, magari non più gratuitamente ma comunque al giusto prezzo.

Alla base della crescita di questo albero, dei suoi rami e dei suoi frutti c’è comunque un seme di libertà.
Provocatoriamente si può affermare che c’è una quinta libertà, quella di intraprendere, di tanti nuovi e capaci programmatori partendo da una base di elaborazione consolidata da altri.

Per questo ho deciso di andare oltre il software free e freeware, allargando il campo a programmi originati e nutriti da altre forme di condivisione.
Nel rispetto dei principi di fondo della nostra community credo che sia un lavoro utile a tutti e che ci consenta di coinvolgere un numero più ampio di persone.

Con la dovuta umiltà queste pagine web esistono per servire a qualcosa e a qualcuno, concretamente e laicamente, senza atti di fede.
Per arrivare alla meta non basta conoscere la direzione, ci vogliono anche scarpe buone. Noi ci occupiamo di queste, dove volete andare decidetelo voi.

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Info Fabrizio Pieri

Imprenditore digitale, appassionato di CAD, GIS e Web Marketing.
Amo esprimermi, comunicare, condividere ma sul web parlare troppo di se stessi è un errore. Solo i contenuti sono importanti.
Aiutami a capire se ciò che scrivo ti interessa veramente.
Basta anche un breve commento, coraggio!

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Lucio dice

    2 Luglio 2014 alle 11:18

    Intanto Open-Source non vuol dire per forza “gratuito”.

    Grazie a Linux possiamo usare tranquillamente dei computer considerati vecchi, obsoleti, solo perchè hanno 6-7 anni di vita e non reggono la mole elefantiaca dei vari windows e relative patches. Questo ci permette di limitare l’inquinamento a livello globale, di risparmiare qualche soldino, e di arginare il Digital Divide dei paesi piu’ poveri… a che pro? semplicemente diffondere la tecnologia ed un suo corretto uso per il miglioramento della società.

    Poi… come si pagano il pane, la benzina, le consulenze ecc., si possono pagare anche i programmi, ma l’ambiente informatico è stato irrimediabilmente sputtanato in questi anni per colpa di troppi improvvisati.
    Perchè la gente paga l’idraulico 30 euro per la chiamata e 30 euro/ora senza battere ciglio, mentre per una giornata di lavoro al pc (che sia grafico o di rimozione di virus) anche soli 50 euro sembrano rubati?????

    Rispondi
    • martino dice

      2 Luglio 2014 alle 16:34

      Scusa Lucio ma non sei un po’ fuori tema rispetto all’articolo? Qui si parla di CAD non di chi ha rovinato il lavoro ai riparatori/consulenti informatici. O sbaglio?

      Rispondi
      • Fabrizio Pieri dice

        3 Luglio 2014 alle 08:30

        Martino, quello che dici è vero solo in parte. Lucio all’inizio del suo commento esprime un concetto importante anche se credo che Linux sia molto molto di più di un sistema operativo per far funzionare vecchi computer. Io lo sto usando anche in questo momento perché mi consente di navigare il web in modo più veloce e più sicuro. Se non dovessi utilizzare il CAD di Windows potrei tranquillamente fare a meno. Se i produttori di DraftSight e BricsCAD (che già girano su Linux) dessero alle versioni su Linux la stessa attenzione e la stessa completezza che danno alle versioni per Windows questa migrazione sarebbe ancora più facile.

        Rispondi

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